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lunedì 2 aprile 2012

Galeotta fu una lampada ad olio

Cara Lilli,

nell'era di internet e dei social network fa sorridere pensare che c'è stato un tempo in cui le persone si conoscevano e si innamoravano anche solo grazie ad una lampada ad olio. 

Era un giorno del 1920 e in un piccolo paese di montagna che si affaccia sulla Costiera Amalfitana uno dei figli del sindaco, che studiava medicina a Napoli, aveva invitato un giovane avvocato suo amico a trascorrere il pomeriggio a casa sua.  

Lo studente di medicina aveva ben 3 fratelli e 8 sorelle. Queste ultime restarono chiuse nelle loro stanze durante la visita del giovane avvocato, perchè avevano un pudore esagerato, dettato dalla disciplina e dalla mentalità del sindaco loro padre, che le teneva sotto strettissima sorveglianza. 

Tutte, tranne una. Una era diversa. Aveva un carattere allegro e indipendente, ma allo stesso tempo sapeva come prendere per il verso giusto suo padre, il quale, nonostante questo lato un pò "ribelle" della ragazza, non poteva fare a meno di preferirla alle altre figlie.

Quando cominciò a fare buio, il sindaco chiese che venisse portata una lampada ad olio. Tutte le ragazze erano in fermento, nessuna voleva farsi avanti, avevano vergogna di mostrarsi all'amico del fratello. A questo punto fu lei, la preferita del sindaco, a farsi avanti dicendo alle sorelle che erano delle sciocche e che non c'era nessun motivo di aver timore: prese la lampada ed entrò nella stanza dove l'ospite chiacchierava col padrone di casa.

Bastò uno sguardo tra lei e quello sconosciuto. Non ci furono parole, non ci fu una presentazione ufficiale in quel momento. Nient'altro che uno sguardo. Ma fu sufficiente ad entrambi perchè capissero che volevano rivedersi, volevano far parte uno della vita dell'altro.

Quando il giovane avvocato prese il coraggio di chiedere ufficialmente al padre del suo amico di poter frequentare quella sua figlia, si sentì rispondere che aveva il permesso di farlo in presenza sua o di qualche membro della famiglia. Ma allo stesso tempo il sindaco fu chiaro: la ragazza avrebbe lasciato la sua casa di origine solo per andare in sposa ad un uomo che potesse assicurarle un tenore di vita per lo meno uguale a quello in cui lui l'aveva fatta crescere. Il giovane avvocato avrebbe dovuto, quindi, prima affermarsi nella sua professione, avere uno studio avviato, con clientela scelta, e solo allora avrebbe avuto il consenso di sposare sua figlia.

Il sentimento del giovanotto era così forte e sincero che accettò quella condizione, pur sapendo che avrebbe comportato un'attesa molto lunga.

E infatti trascorsero ben 10 anni finchè il sindaco non si espresse favorevolmente alle nozze, 10 anni in cui l'avvocato si impegnò con tutte le sue forze, fece carriera e arrivò ad avere uno studio importante situato nella Galleria Umberto I di Napoli; 10 lunghi anni fatti di incontri ufficiali, ma anche di bigliettini segreti scambiati tra i due innamorati, lasciati magari nelle tasche dei cappotti o sotto i cuscini dei divani...di messaggi d'amore riferiti tramite persone amiche...di sogni...

Nel 1930 l'avvocato potè sposare finalmente la sua Bianchina (come amorevolmente la chiamava) e dalla loro unione felice nacquero 6 figlie. 

La primogenita si sposò nel 1961 con un amico di vecchia data divenuto poi un grande amore e dalla loro unione felice nacquero due figli. 

La secondogenita si è sposata nel 2006 con un ragazzo inizialmente visto solo come un amico e poi divenuto l'amore della sua vita  e dalla loro unione felice sono nati due figli: una monella riccoluta e un monello sognatore.

Se non ci fosse stata quella lampada ad olio galeotta, chi lo sa...forse oggi non sarei qui a scriverti, Lilli.
:-)


PS: nel 1920 avrebbero in teoria potuto usare già l'energia elettrica in casa, ma evidentemente o nel paesino ancora non c'era una rete elettrica o comunque si usavano ancora anche le lampade ad olio...ammetto di non sapere questo particolare, dovrò informarmi!


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